Nel tentativo di comprendere al meglio gli aspetti legati all’impatto della situazione emergenziale sulla salute mentale della popolazione, a giugno il Registro Nazionale Gemelli (RNG), gestito all’interno del Centro, ha avviato un’indagine sulla popolazione di gemelli.
Tre le survey previste in un anno per valutare l’impatto sulla vita quotidiana e le ripercussioni della pandemia sull’equilibrio psico-emotivo della popolazione, inclusa la domanda di ricorso a specialisti della salute mentale. Circa 2700 gemelli adulti (età media 45 anni, 64% donne) e 878 famiglie con gemelli minorenni (età media 9 anni) hanno già partecipato allo studio e i primi risultati mostrano che la quasi totalità del campione adulto si è informata costantemente sull’andamento della pandemia utilizzando diversi canali (TV, Radio e siti istituzionali) e che un quarto dei gemelli ritiene le proprie conoscenze ampie.
L’85% dei rispondenti o dei loro conviventi non ha avuto, durante il lockdown, sintomi ricollegabili a infezioni da SARS-CoV-2, mentre emerge un evidente impatto della pandemia sulla condizione di salute mentale, in termini di stress percepito e presenza di sintomi ansiosi e depressivi.
Sono stati infatti osservati sintomi depressivi o da stress rispettivamente nell’11 e nel 14% del campione.
I livelli di ansia invece sono risultati oltre il range di normalità nella metà circa dei soggetti esaminati. Per quanto riguarda i gemelli tra gli 11 e i 17 anni, il 16% ha dormito peggio durante il periodo di lockdown, e almeno il 75% è rimasto in contatto con gli amici tramite messaggi e/o videochiamate.
Anche se solo il 4% ha mostrato una forte preoccupazione per la propria salute fisica e mentale, il 13% ha dichiarato di essersi sentito abbastanza spesso triste e l’11% di essersi sentito abbastanza spesso solo.
I dati preliminari mostrano dunque come ci sia una forte variabilità nella risposta alla situazione emergenziale e un’analisi più approfondita dei dati consentirà di caratterizzare meglio tutte le informazioni raccolte e comprendere i determinanti di questa risposta.
Link alla pubblicazione: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7290062/
Fonte: infermieristicamente.it