La Gondola dei Folli è un’opportunità di imbarcarsi in un viaggio non solo verso il doloroso mondo della malattia mentale, ma anche verso la complessità e la bellezza dell’esistenza.

Quattro giorni di eventi, spettacoli, laboratori, conferenze e mostre nel magico scenario dell’isola di Torcello: un’occasione imperdibile di arricchimento.

Ecco gli eventi di venerdì 10 settembre

Venerdì 10 settembre

ore 15.00 – presso Villa 600

Breve storia di una rivoluzione non terminata

Antonello d’Elia e Alessandro Ricci

Si parla spesso di eredità di Franco Basaglia, un patrimonio culturale, pratico e morale che non si esaurisce nella legge 180 che a lui viene associata. Noi proveremo qui a raccontare non solo di un lascito, peraltro rinnovato di continuo sia dalla ripresa dei suoi testi che dal confronto con la realtà contemporanea della salute mentale nel nostro paese: nei quarant’anni e più che ci separano dalla sua morte precoce tanto è stato fatto, molto è stato costruito dal nuovo, la quantità e qualità delle esperienze di inclusione, l’affermazione instancabile dei diritti civili e sociali, il numero di persone che hanno attraversato la sofferenza e l’hanno oltrepassata sono tali da meritare voce e rappresentazione. Le vicende della salute mentale all’indomani dell’approvazione di una riforma radicale fanno la storia ancora non terminata di lavoro, impegno e creatività che non recede neppure di fronte ai rinnovati attacchi da parte di forze avverse politiche e istituzionali e alle pressioni per trasformare la salute in un bene soggetto unicamente alle leggi dell’economia.

ore 15.45 – presso Villa 600

Il trauma ci può insegnare qualcosa? Esperienze di vita in tempo di pandemia”

Confronto interdisciplinare tra Paolo Barcella, Laura Appolonia e Gianluca Guizzetti

La pandemia, nel suo tragico impatto sulle nostre vite e sulle nostre comunità, ci può insegnare qualcosa? Può raccontare qualcosa di noi, del nostro modo di vivere la vita e del nostro angoscioso confronto con la dimensione di caducità della vita stessa? Nell’esperienza della morte, reale o simbolica, possiamo incontrare qualcosa di vitale? Vi può essere possibilità di cura anche quando non vi può essere possibilità di guarigione? E ancora l’esperienza della pandemia può avere avvicinato comunità apparentemente distanti?

La tavola rotonda proverà a riflettere su queste complesse domande e sulla possibilità di fare di questa traumatica esperienza l’occasione per una necessaria rivoluzione antropologica.

ore 16.30 – presso Villa 600

Re-immaginare la follia: ritmo arte e follia nel dionisiaco

Andrea Vianello -Associazione Imaginalis

Dio dei folli, delle donne, del ritmo, del corpo, del teatro, del vino, Dioniso è un dio antico e secondo molti studiosi il mito più complesso che sia mai stato concepito. Il nostro corpo con i suoi automatismi e la sua coscienza animale che regola silenziosamente i ritmi interiori è il luogo a noi più prossimo che meglio lo rappresenta e, proprio come un labirinto, è il luogo che meglio raffigura i meandri della complessità della nostra mente, del nostro cosiddetto “mondo interiore”, luogo di profondità vertiginose con cui il confronto può farci perdere la via lasciandoci smarriti e sofferenti. Seguendo la simbologia profonda che struttura il mito di Dioniso, dal tema della liberazione al tema della rinascita, l’intervento si propone di re-immaginare la follia osservandola alla luce del mito di Dioniso e considerando le potenzialità creative ed immaginative insite in un modo “necessariamente folle” di guardare al mondo. Dal pulsare del muscolo cardiaco alla necessità pulsionale, dalla vita del cosmo, con stelle ed oggetti pulsanti alle vene del nostro corpo dove pulsa ritmato il sangue che ci consente di vivere, gli accordi che strutturano la complessità di questo mito sono i medesimi che incontriamo ogni qual volta ci affacciamo al mistero della vita e della morte e che mettiamo in atto nell’indagine psicoanalitica del mondo invisibile sotteso alla biografia del paziente. Tenere conto di questa dimensione offre ai nostri occhi uno specchio particolare da cui poter osservare il mondo e uno sfondo rivelatore da cui guardare alle nostre vite e alle loro sofferenze.

ore 17.30 – presso Atelier Domus Emilia

Laboratorio OraColor con Giorgio Vicentini e contemporaneamente Laboratorio di Incisione con Rocco Forgione.

Queste due iniziative verranno replicate sia sabato 11 che domenica 12 alle ore 10.00

Il laboratorio OraColor condotto dall’artista Giorgio Vicentini prevede che ogni partecipante intinga il proprio pennellino in una bacinella d’acqua per poi strisciarlo delicatamente su di una piastrellina del colore scelto. A questo punto il pennello intriso di colore dovrà essere immerso nella bacinella bianca. La nuvola meravigliosa e mistica prodotta dal colore (rosso, giallo, blu, verde, nero, viola, giallo, arancione, marrone, eccetera.) sciogliendosi e stemperandosi nell’acqua disegnerà forme sorprendenti e inaspettate sotto lo sguardo stupito del partecipante. L’insieme delle 12 bacinelle disposte ad arte sul tavolo comporranno un processo e una visione simile a un polittico mobile e nomade come l’acqua di Torcello in perenne e continua mutazione. Questo orologio biologico “OraColor” ci consentirà di comprendere in senso metafisico le meraviglie dello scorrere dell’acqua e del tempo.

Contemporaneamente in un’altra zona del giardino dell’Atelier Domus Emilia, sarà possibile partecipare al laboratorio di Rocco Forgione, pittore surrealista, il quale guiderà i partecipanti nella creazione di calcografie su plexiglass, successivamente inchiostrate e poi stampate su carta grazie all’utilizzo di uno specifico tipo di tornio. I laboratori sono aperti a 12 persone ciascuno, ai quali si accede solo previa prenotazione. Dato il numero ridotto di partecipanti possibili, i laboratori verranno ripetuti anche nei giorni successivi. Alla fine di ogni laboratorio i partecipanti potranno confrontarsi direttamente con gli artisti e portare con sé i lavori artistici prodotti durante le ore di lavoro. Il materiale necessario verrà fornito da Fondazione Emilia Bosis.

ore19.30 – presso Villa 600

Magnificat

Compagnia Teatrale Anagoor

Magnificat è un testo di Alda Merini, in cui viene scardinata la figura tradizionale della Vergine, qui presentata nella sua più carnale e umana consistenza esistenziale delle varie età della donna, dall’adolescenza alla trasfigurazione dolorosa data dal lutto del figlio morto. Come nasce una poesia?

Di solito Alda Merini telefonava a Arnoldo Mondadori e quando diceva “Scrivi” lui doveva trovare una penna, un foglio e scrivere. Lei non si fermava, la sua poesia nasce e finisce di getto. Ricordiamo Alda Merini una delle voci più alte, più forti e personali della poesia del nostro tempo. Al centro il mistero della complessa figura di Maria. Una Vergine diversa da come siamo abituati a pensarla. Non ne rappresenta la storia e la vita, ma evoca con inaudita forza visionaria la sua interiorità. La sua tenera fanciulla è una creatura di luce, di carne, fragile, ribelle, smarrita, spaventata, e perdutamente innamorata di Dio. Alla prima lettura, il Magnificat ricorda infatti una conversazione notturna tra amanti, isolata al telefono: «Ho saputo tutto di te / come ogni donna terrena / sa tutto dell’uomo che ama». La distanza fisica tra i due e il filtro della cornetta rendono l’intimità più vibrante di sensualità: «Nessuna carezza / è mai stata così silenziosa / e presente / come la mano di Dio».

Per maggiori informazioni visitare il sito: www.fondazionebosis.it.

In caso di pioggia gli eventi si terranno all’interno della Chiesa di Santa Fosca e nella Basilica di Santa Maria Assunta.