Qual è il sottile filo rosso che lega il vino all’assoluto?

Nella stessa liturgia cattolica, si assiste, per il credente, alla perenne trasformazione del vino nello stesso sangue del Cristo. Il vino è, non solo per la dimensione spirituale ma nell’intera vita dell’uomo, un forte simbolo evocativo di ebbrezza e di poesia: capace di scaldare il cuore dell’uomo e di renderlo più docile al dialogo e al confronto, ma nello stesso tempo se bevuto in dosi estreme lo rende schiavo di comportamenti bizzarri, a volte violenti.
L’ebbrezza del cuore non è l’ubriacatura, questa è ottundimento e svilimento della dignità stessa dell’uomo, la vera ebbrezza è invece possibilità di confronto, di gioia e di poesia.

La ricerca dell’assoluto non ha forse né un inizio né una fine, infatti, come è possibile ricercare ciò o chi è da sempre?
Tale interrogazione metafisica rende l’umanità schiava di una perenne ricerca, perfino per coloro che si dichiarano non credenti, impegnati in una lotta potente che ne dilania i cuori e le menti.

Il libro è una dichiarazione d’amore, tra colline rivestite di viti gravide d’uva, tra il profumo del vino che canta mentre fermenta, le bottiglie d’annata che guardano l’autore annunciandogli che la poesia può anche essere un dono dell’ebbrezza dionisiaca e dunque una possibilità verso il divino, l’assoluto.

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