In data 13 marzo verrà inaugurata la mostra Silentium organizzata dalla Fondazione Emilia Bosis in occasione della pre-biennale di Venezia
I quadri saranno esposti in tre splendide isole della laguna veneta: l’isola del Torcello, presso la Basilica di S. Maria Assunta, l’isola di San Francesco del Deserto nella Comunità dei frati minori e l’isola di San Servolo presso San Servolo Servizi.
La Fondazione da sempre investe in progetti artistici e culturali e con questa mostra ha deciso di esporre opere di artisti, ospiti, bambini e adolescenti, scegliendo di non segnalare da chi sono state create. Una scelta folle? Forse. Una provocazione? Può essere. O forse, solo un invito a riflettere sul senso dell’arte. Su come essa possa nascere dal profondo bisogno di esprimere e comunicare qualcosa che abita nell’intimo di ciascun individuo, a prescindere dalle abilità tecniche. I fruitori magari resteranno sorpresi di come un’opera possa toccarli, oppure no, indipendentemente dal suo autore, dalla sua età, o dalla sua esperienza artistica.
Per qualcuno, forse, i segni artistici saranno riconoscibili, ma la proposta che la Fondazione Emilia Bosis ha scelto di fare, è quella di osservare, senza sapere, per ascoltare in silenzio, appunto, ciò che la tela o l’istallazione muovono nel cuore e nella mente di ognuno.
Una sorta di gioco, che stuzzica la fantasia di coloro che decidono di visitare le mostre che saranno aperte al pubblico dal 13 marzo al 4 aprile.
Seppur la Fondazione abbia deciso di non svelare a quali artisti appartengano le opere, è giusto condividere i nomi di tutti coloro che hanno reso possibile questa mostra, cogliendo così l’occasione per ringraziarli.
In questo viaggio tra le isole si potranno ammirare le opere di Giorgio Vicentini, Alessandro Verdi, Vittorino Cavallotti, Riva Walter, Albina Bonati, Giuseppe Scotti, Francesco Daminelli, Carlo Previtali, Giancarlo Signoretto, Agnese Tegon, Davide Casari, Rocco Forgione, Danilo Facchi, Jacopo Lucchini, Michele Mottini, Virginia Lucchini, Carla Salvi, Francesca di Stefano, Gianluca Mendola, Gianni Bergamelli.
Siete pronti ad accogliere questa sfida?
Ma prima di iniziare ancora qualche indizio:
Uno di loro è nato a Varese il 16 agosto 1951, vive e lavora a Induno Olona (Varese). Nel 1974, anno della sua prima mostra personale, lascia gli studi di Giurisprudenza per dedicarsi interamente all’attività artistica. Formatosi a Milano, orienta la sua ricerca in ambito concettuale, scegliendo poi un linguaggio autonomo basato sul colore. Conduce i laboratori di storia dell’arte al corso di laurea in Scienze della Formazione e nel Master universitario in Servizi educativi per il patrimonio artistico, dei musei storici e di arti visive presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, LAC edu Lugano e Giovani Pensatori Varese. Alcune delle sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. È consulente artistico dell’architetto Ivano Gianola, della Fondazione Emilia Bosis di Bergamo ed è autore di marchi di impresa che si sono imposti a livello internazionale. Padre di Luca, Viola e Pietro, è sposato con Marta Campiotti.
Uno di loro ha quasi 14 anni, gli piace molto giocare con i lego, ma anche all’aria aperta. Legge tanto, soprattutto libri gialli o di avventura. Dell’arte pensa che sia un modo per esprimere bellezza, in particolare ama l’arte surrealista. Non gli piace dipingere ma nonostante questo ha deciso di sperimentarsi nell’arte dell’incisione e di esporre una sua produzione in questa mostra.
Uno di loro nel 1961 comincia a lavorare in un laboratorio di marmi di Bergamo. Incontra lo scultore Piero Brolis che dal 1963 al 1967 lo accoglie nel suo studio, svelandogli i segreti dell’arte della scultura. Contemporaneamente, frequenta i corsi serali di nudo presso l’Accademia Carrara di Bergamo. Nel 1980 organizza la sua prima mostra personale a San Pellegrino Terme cui faranno seguito altre personali a Bergamo, in Italia e all’estero. Nel 1988 è vincitore del concorso per la realizzazione della grande statua di Papa Giovanni XXIII nel Duomo di Bergamo [1], a cui seguiranno varie committenze soprattutto a carattere religioso e monumentale. Fra le tante, figurano due grandi medaglioni con San Giovanni XXIII e con lo stemma papale per la città di Sofia in Bulgaria (1992) e il busto del Vescovo Enrico Bartolucci (1998) ad Esmeraldas in Ecuador. Nel 2003 esegue i bassorilievi per le Suore di San Francesco di Sales (Padova) e nel 2006 l’altare per il Duomo di Tortona e i bassorilievi in marmo per le Suore della Carità (Roma). Nel corso della sua produzione artistica come scultore, degni di particolare considerazione sono gli altari e gli amboni per le chiese di Imbersago (1999), Robbiano (2000), Legnanello (2002) e Cesano Maderno (2009).
Una di loro ha 11 anni e tra poco sarà il suo compleanno. Ama molto giocare a calcio e andare a cavallo. Le piace disegnare e sa di farlo molto bene, in particolare disegna gli animali con cui si diverte a passare il tempo. Il suo piatto preferito sono le cotolette piemontesi.
Uno di loro si è formato sotto la guida di illustri personaggi della pittura e della cultura, si ispira al surreale fantastico e la propria arte pare poggiare le radici in quei fiamminghi cinquecenteschi creatori di allegorie morali-satiriche e dei loro mondi popolati da figure fiabesche e forme bizzarre, zoomorfe ed antropomorfe. E’ sperimentatore di diverse tecniche pittoriche opera curando ogni minimo particolare in un gioco di cromatismi e velature. Con mezzi espressivi raffinati, unisce – con una cifra stilistica riconoscibile, originale e personalissima, di assoluta novità ma anche formata sulla lezione del passato – mondi reali e fantastici. E’ visionario, onirico e surreale, il suo mondo pittorico ed è improntato ad esplicite e perfino puntigliose personalità e non c’è da meravigliarsi se le sue tele siano gremite di immagini metaforiche, di allegorie, di riferimenti mitologici. Perché con la sua pittura lui vuole rappresentare e illustrare il vitale segreto che è nell’Uomo, fissando nei suoi quadri gli elementi scelti con la coscienza piuttosto che con l’occhio. Anche se in questa mostra ha deciso di esporre opere di altro genere.
Uno di loro ha 64 anni, il suo nome d’arte è Jack. Uno spirito libero, saltuariamente clochard, insofferente ad ogni tipo di istituzione, a modo suo artista a tutto campo: pittore, attore performer. È noto per i suoi teatrali arresti alla stazione centrale di Milano. Con un immenso bisogno di attenzioni, ci ha regalato per oltre trent’anni l’emozione del suo personaggio unico.
E per conoscere tutti gli altri? Vi aspettiamo alle mostre!
Per chi fosse interessato si ricorda che nelle sale espositive sarà possibile acquistare, a 20 euro anziché 25, il libro Silentium, un libro-catalogo con le foto delle opere esposte e con numerosi contributi teorici.
Di Benetti Giulia