A come agorafobia, D come dismorfofobia ma anche depressione, T come tricotillomania… Tornano i podcast della Psicoradio, testata radiofonica che si occupa di temi della salute mentale con una redazione formata da pazienti psichiatrici che hanno imparato a fare radio.

Il progetto dello Psicodizionario, o meglio lo “PSICOdizioRADIO”, si compone di brevi pillole audio per raccontare il significato di alcune parole che hanno a che fare con il mondo della psiche, termini usati e abusati, scientifici o inventati, accurati o stereotipati. 

La radio ha per la prima volta sperimentato la modalità dei podcast durante il lockdown di marzo.In quel periodo, fu avviato il programma “Finestre di Psicoradio”, brevi pillole audio di 5 minuti sul tema della salute mentale in tempo di coronavirus: dei podcast che raccontano cosa succede quando una persona con un disagio psichico si trova chiusa in casa, tra aneddoti, paure e speranze. Le “finestre” erano quelle di casa, dalle quali ci siamo affacciati durante la clausura, ma anche le finestrelle nelle quali ognuno di noi è inquadrato durante le videochiamate di gruppo.

Continua su questo percorso tracciato, il nuovo progetto dello Psicodizionario. “Nella vita quotidiana ci imbattiamo spesso in termini che evocano il mondo della psiche, a volte strani, spesso generici, altre volte troppo specialistici – scrive la redazione di Psicoradio –.  Ci sono diagnosi, come depressione, nevrosi o schizofrenia, che sono evase dal campo ristretto della salute mentale, e oggi sono sulla bocca di tutti, utilizzate in modo superficiale per indicare comportamenti e stati d’animo. Altri termini, come matto, pazzo, handicappato, sono usati spesso per offendere. Del significato di alcuni termini, poi, abbiamo solo idee vaghe e a volte inquietanti, ma non vogliamo ammetterlo. E infine ci sono parole che vorremmo sentire più spesso quando si parla di salute mentale: empatia, indipendenza, sensibilità, lavoro, diritti”.

La Psicoradio ha preso l’avvio a marzo 2006, realizzata in collaborazione con Arte e Salute Onlus e Azienda USL Bologna – Dipartimento di salute mentale. È diretta da Cristina Lasagni (Facoltà di Scienze della Comunicazione, Università di Lugano) e coordinata da alcuni professionisti della comunicazione, tra cui Radio Città del Capo di Bologna che ha partecipato al corso di formazione per la redazione e ha continuato a collaborare.

L’idea è quella di diffondere piccole pillole di comunicazione e cultura sulla salute mentale – commenta la direttrice Cristina Lasagni – realizzate da persone ‘esperte per esperienza’, che sul tema del disagio psichico riflettono ormai da anni, sempre con un occhio giornalistico”.

La comunicazione proposta da Psicoradio è insieme destabilizzante e, paradossalmente, rassicurante, perché ribalta lo stereotipo della pericolosità del paziente psichiatrico, che diventa produttore di messaggi interessanti: “Con il solo fatto di esistere come redazione giornalistica e di fare programmi che vanno regolarmente in onda, sfatiamo l’idea che una persona con disturbi psichici sia per questo un incapace o non sia in grado di produrre nulla di interessante” sottolinea la direttrice. 

Il programma dello psicodizionario è iniziato e si è svolta da poco la prima puntata. Si è iniziato dalla lettera A, alla quale è stato dedicato il tema “A come Atti mancanti”: i redattori hanno raccontato dimenticanze, lapsus, “errori” di memoria che sono alla base di piccoli slittamenti della ragione. Qualche esempio: “Ho dimenticato ancora una volta il badge per entrare in ufficio”; “Lo conosco benissimo, ma non ricordo mai il nome”“Mi sono chiusa di nuovo fuori di casa”. Questi “atti mancati” ci possono rivelare aspetti del nostro inconscio, se solo ci fermiamo ad analizzarli. 

La puntata in particolare ha raccontato la teoria di Freud che già a fine Ottocento aveva iniziato ad occuparsi dei meccanismi psichici in base ai quali non si riesce a ricordare qualcosa che sarebbe invece normale ricordare: così è nato il suo notissimo “Psicopatologia della vita quotidiana”, che Psicoradio ha saccheggiato per questa puntata sottolineando che forse la considerazione più notevole sta nell’introduzione di questo vecchio libro di Freud: nelle persone cosiddette “normali” funzionano – in misura molto più limitata e circoscritta, e con meno conseguenze per la vita – gli stessi processi che danno luogo a sintomatologie più gravi in persone con disturbi psichici diagnosticati. Insomma, è una questione di gradi, non ci sono barriere divisorie, e le modalità di funzionamento dell’apparato psichico sono identiche nel nevrotico e in ciascuno di noi, anche di chi vuole considerarsi “normale”.

Insomma, il programma promette tanti e interessanti spunti di riflessione. 

Fonte: unimondo.org

https://www.unimondo.org/Notizie/Il-dizionario-per-parlare-in-modo-corretto-di-salute-mentale-202908