“Una mappa online dei servizi assistenziali,
individuazione dei fattori di rischio, studi sui biomarker diagnostici, un
progetto per identificare la malattia tra gli immigrati. Sono queste le azioni
principali che l’Istituto Superiore di Sanità sta rafforzando per la
prevenzione, la diagnosi, la ricerca e la gestione dei disturbi cognitivi,
delle demenze e della malattia di Alzheimer”. Sono anche i temi di cui si
parlerà durante l’open day “ISS e malattia di Alzheimer: prevenzione oltre la
diagnosi” che si terrà domani, 4 giugno dalle 17.00 alle 21.00.
Nei giardini dell’ISS saranno organizzati dagli 11 Centri e Dipartimenti 12
stand tematici con cinque percorsi dedicati ai fattori di rischio e di
prevenzione, terapie, biotecnologie, servizi per il cittadino, giochi e
scienza. Questi stand saranno gestiti da ricercatori dell’ISS, medici,
psicologi, terapisti, associazioni di volontari per presentare tematiche
collegate alla diagnosi e alla prevenzione della malattia di Alzheimer con il
coinvolgimento dei giovani dell’Alternanza Scuola-Lavoro.
Secondo i dati dell’Osservatorio Demenze dell’ISS in Italia un
milione di persone sono affette da demenza, 600mila sono colpite da
Alzheimer e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente
coinvolte nell’assistenza dei loro cari. Colpisce in numero maggiore le donne.
“L’Istituto Superiore di Sanità – dice Nicola Vanacore coordinatore dell’Osservatorio Demenze dell’ISS finanziato dal Ministero della Salute – è in prima linea nel condurre e sostenere la ricerca e la trasferibilità immediata dei risultati alla pratica clinica corrente del sistema socio-sanitario del Paese. Per la prima volta tutti i Centri e Dipartimenti hanno offerto supporto sinergico per individuare i fattori di rischio collegati all’insorgenza della malattia, poiché è ormai noto che alcuni di questi fattori di rischio sono legati allo stile vita, come l’abitudine al fumo, l’alimentazione o l’attività fisica, e pertanto sono potenzialmente modificabili”.
L’open day vuole essere un momento di incontro e di confronto tra la comunità dei ricercatori e la cittadinanza per promuovere un nuovo approccio di sanità pubblica nell’affrontare una malattia che impatta nelle vite di centinaia di migliaia di persone e delle loro famiglie.
“L’obiettivo della giornata – dice Annamaria Confaloni, responsabile dell’open day e ricercatrice del Dipartimento di Neuroscienze – un nuovo rapporto tra le generazioni nella lotta allo stigma della malattia che ha un enorme impatto economico e sociale con un costo annuo stimato di 12 miliardi di euro. Questa malattia è ormai considerata da tutte gli organismi nazionali ed internazionali una vera e propria emergenza socio-sanitaria”.
“Grazie all’Osservatorio Demenze – conclude Nicola Vanacore – l’ISS ha aggiornato la mappa online che offre un servizio pubblico a tutti i cittadini e gli operatori socio-sanitari riportando i Centri per la diagnosi (CDCD – centri per i disturbi cognitivi e demenza), i Centri Diurni e le strutture residenziali presenti in ogni provincia italiana. Tali servizi forniscono l’assistenza socio-sanitaria a tutti i pazienti ed ai loro familiari nell’intera storia naturale della malattia”.
Dalla ricerca di base allo studio delle mutazioni genetiche
L’attività di ricerca del Dipartimento Neuroscienze sulla malattia di Alzheimer e le altre demenze, si articola su vari piani. L’attività sperimentale riguarda lo studio dei meccanismi molecolari che modulano i processi neurodegenerativi e l’utilizzo di sostanze terapeutiche in grado di modificarli utilizzando sia modelli animali che cellulari. Queste attività vengono svolte in collaborazione con il Centro di riferimento Scienze Comportamentali e Salute Mentale e il Centro nazionale Ricerca e Valutazione Preclinica e Clinica dei Farmaci. Inoltre, grazie ad una attiva collaborazione con centri clinici nazionali ed internazionali per il reperimento dei campioni biologici, l’unità operativa è impegnata nella ricerca di nuovi possibili marcatori diagnostici e prognostici, con lo scopo di migliorare la caratterizzazione clinica dei pazienti.
Un ulteriore tema di indagine, riguarda l’individuazione delle variabili genetiche che causano o predispongono all’insorgenza delle forme familiari nella demenze di Alzheimer e Frontotemporale.
La collaborazione con il Centro di Riferimento di Medicina di Genere si è concentrata sulle differenze di genere nella ricerca di biomarcatori per le patologie neurodegenerative.
Infine, il gruppo collabora da anni con il Centro nazionale Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute nell’ambito dell’epidemiologia molecolare.
Fonte: quotidianosanita.it
https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=74606